Una catechesi agli adulti sulla Lettera ai Romani per l’anno 2016/17. Forse scoraggia molti. Ma è stata scelta pensando al 2017 come anno in cui si ricordano i 500 anni dalla Riforma Protestante. Il testo di questa lettera è stato spesso usato da Martin Lutero proprio per ‘fondare’ molti dei suoi attacchi alla teologia cattolica. Infatti ebbe a scrivere: “La lettera ai Romani è il Vangelo più puro, e bisognerebbe che il cristiano non solo la sapesse a memoria parola per parola, ma la leggesse quotidianamente come il pane quotidiano dell’anima”. Durante questi anni, pertanto, capiterà sovente di fare riferimento alle problematiche in essa contenute e affrontate e che sono state, in passato, motivo di tensioni tra le due confessioni cristiane. Ritengo utile, pertanto, che nelle nostre comunità cristiane se ne parli e si approfondiscano questi temi. Ecco le ragioni di una scelta.
In verità la questione della giustificazione – centrale nella Lettera ai Romani – è stata, ad Augusta, il 31 ottobre 1999, l’argomento di una “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione” (cfr. sito diocesano diocesidicomo/uffici/ecumenismo e dialogo interreligioso/riforma) tra la Federazione luterana mondiale e la Chiesa Cattolica Romana, in cui si sono superati alcuni malintesi e reciproche condanne realizzando un “consenso tra luterani e cattolici su verità fondamentali di tale dottrina della giustificazione” (n. 40). È stato un passo importante di un cammino, ancora lungo, verso il superamento della divisione ecclesiale. La proposta di catechesi agli adulti con la lettera di Paolo ai Romani può essere un ulteriore contributo per quella conoscenza reciproca tra confessioni diverse senza la quale non esiste nessun ‘dialogo ecumenico’.
Il problema grosso è di nuovo il ‘come’ di questa catechesi biblica. Da qualche parte torna spesso la sollecitazione per un tipo di scheda – più breve e più semplice, si dice – che permetta di essere data in mano ai partecipanti, così da poterla leggere insieme in un tempo congruo e avere poi la possibilità di discuterne insieme. Insisto nel non ‘cedere’ a questa lusinga perché, a mio avviso, risulta proprio il tradimento della catechesi. Se questo problema vale per i più piccoli, per cui più nessuno – mi auguro – pensi al catechismo come alla lettura e spiegazione di parte del testo, o del sussidio o delle schede, lo stesso vale per gli adulti, anzi, forse a maggior ragione. La catechesi si realizza e funziona quando entra in gioco il vissuto dell’ascoltatore, che si confronta con la Parola di Dio (in questo caso il testo biblico, ma non solo quello è Parola di Dio!) e rimanda ad una vita nuova di testimonianza e all’esperienza della liturgia e della preghiera (guai se attraverso la catechesi non nascono momenti prolungati di preghiera comune e personale, non solo un segno di croce all’inizio e alla fine dell’incontro e non si mettono in atto iniziative di carità, di accoglienza e di servizio, nel più qualificato stile cristiano!), per maturare una nuova mentalità che permetta di affrontare “in Cristo” l’esistenza e la vita.
Suggerisco alcuni passaggi per un’adeguata utilizzazione delle schede e una catechesi degli adulti più efficace.
1. Prendere visione della proposta in tutto il suo svolgimento, così da poter scegliere alcune tematiche adatte alla propria comunità e collocarle in due momenti adeguati dell’anno liturgico con cicli di 5/6 incontri. Quest’anno sono 17 schede: quelle non scelte si possono brevemente riassumere. Teniamo presente che la lettera ai Romani già si suddivide in due parti molto significative dal punto di vista pastorale: essere cristiani (capp. 1-8), essere chiesa (capp. 9-16).
2. Le schede – abbastanza contenute nonostante la difficoltà del testo – si presentano tutte, tranne l’ultima, con una ‘conclusione’ e ‘per riflettere insieme’. Se proprio si vuole dare in mano qualcosa ai partecipanti queste due parti possono costituire una facciata di una cartella da stampare. Le domande per la riflessione possono essere modificate o cambiate secondo la necessità e gli interessi della comunità.
3. Chi guida gli incontri (sacerdote o laico) può presentare il contenuto della scheda – dopo essersi adeguatamente preparato – attraverso la proclamazione di un brano ‘fondamentale’ della lettera e facendo in modo che il tema proposto risulti ‘interessante’ perché connesso a qualche problematica di attualità nella Chiesa e nella comunità. Presentazione 20’ al massimo.
4. Il confronto con la Parola deve poi avvenire attraverso il dialogo in piccoli gruppi con provocazioni e suggestioni che si possono scegliere tra quelli offerte nelle schede, ma che possono essere suggeriti secondo le necessità. Il conduttore può rileggere alcuni passaggi della conclusione e favorire il dialogo tra tutti. Se interessa qualche approfondimento tematico, sono indicati anche i riferimenti del catechismo degli adulti ‘La verità vi farà liberi’. Durata 45’.
5. Un momento conclusivo assembleare per richiamare sottolineature più importanti, per individuare eventuali impegni di solidarietà e servizio e momenti di preghiera comune. Durata 20’.
Qualora, invece, nella comunità vi sia la tradizione di gruppi di ascolto – ma si potrebbe anche pensare di introdurli, magari a livello vicariale, unendo le forze e lo sforzo – coloro che guidano e animano questi gruppi devono assolutamente trovare il tempo per preparare un percorso adeguato con modalità definite: tematiche da privilegiare, domande per la riflessioni nei piccoli gruppi, momenti comuni di preghiera o di celebrazione. E allora anche in questo caso una scheda personalizzata può essere utile.
La crisi della catechesi degli adulti ha certamente tante cause e motivazioni che non dipendono da noi. Ma forse noi non abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare per mettere le persone a loro agio, per favorire in loro la ricerca, lo studio, il confronto con la Scrittura, per insegnare a pregare insieme e far crescere la comunione nella diversità.