Tre anni dopo “Dio a modo mio”, l’equipe di ricerca dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo ha condotto un’ulteriore inchiesta-studio, avente questa volta come soggetti gli educatori alla fede. “Il futuro della fede. Nell’educazione dei giovani la Chiesa di domani” è il titolo del novo volume, pubblicato nel settembre 2018 da Vita e Pensiero. Esso contiene la presentazione dell’assistente generale dell’Università Cattolica, mons. Claudio Giuliodori e diversi saggi.
Il lavoro rappresenta un passo successivo all’indagine pubblicata nel 2015 la quale era volta soprattutto ad indagare, analizzare il tema della fede e della religiosità nelle nuove generazioni. Le premesse per la realizzazione di un nuovo volume sono nate dalle conclusioni di “Dio a modo mio”. Quest’ultimo aveva mostrato nei giovani una sensibilità religiosa presente ma espressa attraverso forme e stili differenti dalla religiosità tradizionale. Tale doppia ricerca ci permette, oggi, di prendere ancor più coscienza di quanto sia asimmetrica la relazione tra comunità cristiana e giovani. Da un lato, infatti, la comunità ecclesiale continua a offrire soprattutto percorso di formazione standardizzati, basati sull’iniziazione cristiana dei fanciulli, a cui fanno seguito proposte di cammini di fede attraverso oratori, gruppi giovanili e aggregazioni laicali, che intercettano però una parte minoritaria di essi. I giovani, d’altra parte, sembrano non essere più interessati a quanto la comunità ecclesiale mette a disposizione e non collegano più in modo diretto la loro esperienza di fede a quanto presentato dalla Chiesa almeno nella sua prassi ordinaria.
Ma ciò non significa che sia scomparso dal loro orizzonte esponenziale il tema della fede. Dalla prima indagine (che coinvolse 150 giovani di tutta Italia) – condotta con un metodo qualitativo in grado di far emergere non solo dati formali ma il vissuto profondo e complesso dei giovani rispetto alla fede – non erano mancate conferme e sorprese rispetto a questa tematica. La seconda indagine (165 interviste in tutta Italia) nasce dall’esigenza di conoscere meglio l’ispirazione, i temi, le motivazioni degli educatori che, con un’azione spesso poco conosciuta, contribuiscono a iniziare i giovani alla fede.
La domanda che ha sostenuto e portato avanti la nuova inchiesta è stata quella che indaga i percorsi educativi i quali hanno condotto i giovani a maturare questo modo così diverso di concepire la fede che tutti conosciamo. Inoltre si è avvertita l’esigenza di approfondire questo punto di partenza e di renderlo significativo ai fini di un cammino vero di maturazione alla fede che non neghi la situazione dei giovani, anzi la assuma e la trasformi. Tale è l’antefatto che ha sollecitato, sostenuto e guidato l’equipe di lavoro a dare avvio alla seconda indagine. La prospettiva privilegiata , questa volta, è quella degli educatori intervistati nel numero di 165 a vario titolo (sacerdoti, genitori, educatori di oratorio, insegnanti, religiose, catechisti, animatori). Essi riportano , da una parte, un mondo educativo che si presenta un po’ in affanno nel comprendere la sensibilità dei giovani di oggi, dall’altra la passione che come educatori non hanno abbandonato la gioia di educare e mettersi in gioco per esplorare e intraprendere strade nuove.
Dalle interviste appare evidente come i giovani si mettano in discussione su questi temi afferenti alla fede e alla religiosità, sebbene la loro sensibilità religiosa non appaia in modo così evidente. Secondo gli educatori intervistati, quest’ultimo dato dipende anche dal fatto che i giovani sperimentano dentro di sé una dimensione religiosa, ma risultano non capaci, in fase di elaborazione, di tradurla in parole; in più i giovani faticano a trovare persone con cui confrontarsi, dato che il mondo adulto appare più distratto rispetto a loro sul tema specifico della religiosità.
Attraverso domande quali “Come e dove si diventa oggi cristiani adulti? Quali sono gli obiettivi e lo stile degli educatori?” si evince come il futuro della fede debba svilupparsi in una ripresa del compito educativo, in particolar modo da parte degli adulti. Il sottotitolo della ricerca “nell’educazione dei giovani la Chiesa di domani” intende affermare come la fede avrà futuro , e la Chiesa indirettamente, se si avrà il coraggio di percorrere la strada severa dell’educazione, della maturazione impegnativa della coscienza, che n on può accontentarsi soltanto di iniziative sporadiche ed isolate. Nelle narrazioni degli educatori vengono raccolte alcune scintille, cioè alcuni indicatori utili per i cammini educativi delle nostre comunità ed indizi di futuro per coloro che hanno a cuore la fede nelle nuove generazioni. Si tratta di avviare relazioni che accompagnino e siano generative, di proporre esperienze che lascino il segno, di intrattenere dialoghi che facciano pensare e di offrire esperienze di servizio, iniziative tutte che permettano di scoprire non soltanto l’altro, ma soprattutto l’Altro.
Quattro tratti sembrano identificare gli educatori dei giovani alla fede per l’oggi: educatori testimoni che sanno mostrare uno stile di vita altro; adulti autorevoli in un’umanità realizzata, nella libertà, nella credibilità, nella competenza; uomini e donne empatici che sappiano prendersi cura dei più giovani partecipando alla loro vicenda; compagni di viaggio, capaci di stare accanto, di mettersi a disposizione dell’altro con la propria esperienza.
Infine, un dato emergente e promettente: in educazione c’è bisogno di solidarietà tra educatori che si mettano in rete e avviino un lavoro comune secondo uno stile cooperativo. Piccoli cenacoli educativi vengono chiamati, in cui genitori, catechisti, sacerdoti siano disposti ad aiutarsi attraverso il dialogo, il sostegno reciproco, la ricerca condivisa, verso una mission comune.
Don Francesco Vanotti