Due serate formative per catechisti sono state organizzate presso l’Oratorio di Musso dall’equipe vicariale dell’Iniziazione cristiana in collaborazione con la commissione Formazione dell’Ufficio diocesano per la catechesi, rappresentata da Marco Fanny, Tiziana, suor Agnese e suor Giuseppina. Filo conduttore è stata la riscoperta del rapporto personale con Gesù, durante la prima serata, e della vita comunitaria, durante la seconda. All’inizio ci è stata offerta l’immagine del sale, che condisce e dà sapore. Di esso basta una piccola dose per rendere gustosa una pietanza. Allo stesso modo il cristiano, nel suo vivere quotidiano, è chiamato a manifestare lo spirito delle beatitudini, con la mansuetudine, l’amore e la passione a chi gli sta vicino. Essere sale significa non vantarsi di se stessi perché non serve a sé, bensì a mettersi al servizio. Come il sale stimola la sete, dovremmo anche noi suscitare la sede di Dio con il nostro esempio, nel linguaggio, nelle opere e con la nostra fede, affinché la vita delle persone che incontriamo possa, a sua volta, abbeverarsi alla sorgente della vera Vita.
Altre immagini che ci sono state presentate sono state il grano, la farina, il lievito, l’acqua, il fuoco. Il seme deposto nella terra marcisce e germoglia; la piccola piantina che nasce, nutrendosi di acqua e di sole, cresce e diventa spiga dorata con tanti chicchi di grano. Tanti chicchi macinati diventano farina che, mescolata con l’acqua, il lievito e sale, lavorata con fatica e amore, si trasforma in un impasto unico, che suddiviso in tante forme e cotto in forno ci dona… il pane. Come il chicco di grano si “consegna” per portare frutto, così siamo stati invitati anche noi a lasciarci impastare nella vita delle nostre comunità, ad essere Buona Notizia e favorire un clima che genera alla vita e alla fede. L’ultima immagine che ci è stata proposta è stata quella della luce. Nessuno dà ciò che non possiede per primo e se ci lasciamo guidare da Gesù possiamo splendere della sua luce e far luce a chi ci sta attorno, con il nostro comportamento, le nostre azioni, accompagnati dalla preghiera.
Il catechista dovrebbe essere una persona luminosa, che porta una luce che non è sua, ma è dono di Dio e che va a fortificare ilo nostro collaborare insieme, come gruppo di catechisti inseriti nelle nostre comunità. Un role play (gioco di ruolo), infine, ci ha permesso di mettere a fuoco le dinamiche presenti nei nostri gruppi di catechisti e confrontarci con lo stile delle prime comunità cristiane, contraddistinto dalle quattro perseveranze offerte in Atti 2, 42-47: l’ascolto del medesimo insegnamento, l’unione fraterna, la frazione dell’unico pane e la condivisione della preghiera.
Il percorso formativo è proseguito domenica 24 marzo nella parrocchia S. Luigi Guanella di Pianello, nella quale si è tenuto il ritiro quaresimale, intitolato “Lasciala fare”. Giornata ricca di profumi ed emozioni. Partendo infatti da un percorso “profumato” nel quale abbiamo avuto la possibilità di “sentire” varie fragranze floreali e speziate, profumi di casa frammisti a profumi di vita, abbiamo potuto meditare sulle emozioni e i ricordi che questi suscitavano in noi. Profumi lontani, profumi che caratterizzano la nostra vita presente. Ciò per arrivare a definire il vero profumo: il profumo perfetto, il profumo della vita, il profumo del dono, il profumo di Cristo. Ci siamo soffermati su un passo del Vangelo di Giovanni (12, 1-11) che narra l’unzione dei piedi di Gesù con l’olio di nardo da parte di Maria di Betania. In questo brano e, in generale nel Vangelo di Giovanni, vita e morte sono intrecciate dall’inizio alla fine anche in un modo curioso, sorprendente: la morte di Gesù scaturisce dall’aver dato la vita a Lazzaro e dalla morte di Gesù scaturisce la vera vita per il mondo. E’ questo il profumo perfetto, quello di Cristo, quello di chi sa donare la propria vita in favore della vita degli altri. Il catechista è chiamato ad emanare profumo di vita, nonostante le fragilità e le difficoltà che incontra lungo il proprio cammino. Non dobbiamo temere i nostri limiti e le nostre mancanze perché anche questi sono parte della nostra storia. In ogni vita c’è sempre un sentiero del “Pane spezzato”, dall’amore che si dona, un’esperienza pasquale, un affidarsi al Padre (“Signore, fà di me uno strumento del tuo amore”). Noi catechisti siamo invitati ad assomigliare a questo profumo del dono.
Sono stati momenti molto piacevoli , di dialogo e confronto, in cui ognuno ha potuto esprimere sia i propri punti di forza sia le proprie debolezze. Il ritiro ha avuto come momento culminante la celebrazione della Santa Messa, al termine della quale don Francesco, ha segnato le mani dei catechisti con l’olio di nardo.
Roberta e Morena a nome dei catechisti del Vicariato di Gravedona.