Sabato 30 marzo si è svolto a Caravaggio il convegno regionale dal titolo “Nascere due volte” promosso dagli Uffici per la catechesi di Lombardia, aperto agli operatori di pastorale battesimale e a tutti coloro che, in prima persona, si sentono partecipi di una comunità generativa, grati di riscoprire la fecondità della fede ricevuta, di accompagnare le famiglie nella preparazione del Battesimo e dei primi anni di vita dei loro figli.
La mattinata è stata affidata all’intervento di due relatori di eccezione, come Mauro Magatti, docente di sociologia e di economia presso l’Università del Sacro Cuore di Milano e fratel Enzo, Biemmi catecheta e presidente dell’Equipe europea dei catecheti.
Il professor Magatti ha sottolineato il cambio d’epoca e i nuovi scenari del generare che si aprono nel nostro contesto sociale e comunitario riflettendo su tre passaggi:
Il primo passaggio di taglio sociologico, riguardava una breve considerazione sulla fase culturale storica e sociale nella quale viviamo, segnata da una crisi, da una sconnessione crescente tra la cultura cristiana e la cultura contemporanea. Nelle trasformazioni in cui siamo immersi c’è una spinta molto forte, più o meno inconsapevole, a sostituire quello che si chiama paradigma della generazione con il paradigma della produzione.
Il secondo passaggio, più di tipo catechetico, ha messo in rilievo come egli ultimi decenni ci sia stato uno scollamento progressivo tra la cultura cristiana e quella della nostra società; la capacità dei Sacramenti di rappresentare, disegnare le tappe della vita, è messa in discussione, i Sacramenti vissuti come riti di passaggio, lo erano nella misura in cui rappresentavano modalità condivise da tutta la comunità.
Il terzo passaggio ha inteso mettere in evidenza i caratteri della “generatività” declinata in quattro verbi: desiderare, mettere al mondo, prendersi cura e lasciar andare. Questi quattro verbi ci fanno venire alla mente un qualche processo che ha a che fare col parto: come per un figlio occorre desiderarlo, partorirlo, curarlo e poi… departorirlo, spezzare il cordone ombelicale. In tutto ciò, lo sguardo e la sua educazione contano molto: ma è un cammino di crescita.
Con il breve racconto di esperienza di vita di una mamma, Fr. Enzo Biemmi ci ha portato direttamente al piano pastorale e catechistico offrendoci il racconto di una testimonianza: “quando è nata mia figlia io ho sentito il profumo di Dio, ho osato alzare gli occhi e cercare Dio che era sempre stato lì ad aspettarmi”. La nascita di un figlio è anche la nascita di una madre e di un padre: un passaggio di vita. In realtà: chi genera chi? Per noi catechisti ed operatori pastorali nascono diversi interrogativi: come abitare col Vangelo questo fatto inaugurale nella vita di una coppia, questo nuovo inizio in cui un uomo ed una donna rinascono? Come dare l’annuncio di un Dio che è padre e madre e ci rende genitori? Come riorientare le proposte battesimali in un’epoca di cambiamento? Quale proposta di cristianesimo che non può più essere quello da cui noi proveniamo (quello di una monocultura in cui tutti erano cristiani) ma quello che il Signore prepara oggi? Non sarà un cristianesimo di convenzione ma di scelta e convinzione, dove saranno determinanti i rapporti, le comunità e le relazioni perchè la fede cristiana è storia di una relazione che Dio stabilisce graziosamente con noi e che ci mette in relazione tra di noi. Il Vangelo passa soprattutto dall’esperienza relazionale e meno dalla trasmissione dei contenuti ed al centro di tutto questo ci sarà la famiglia, quelle poche che accetteranno. Ci troviamo in una pastorale di transizione in cui occorre accompagnare da una fede di tradizione ad una fede più consapevole, accettando una gioiosa rinuncia al controllo della situazione ed una biodiversità ecclesiale in cui, prima di approdare alla comunità/parrocchia, si giunge alla fede per vie differenti (es. movimenti, esperienze caritative, GMG, ecc.).
Ma quale figura di fede può “intrigare” i nostri contemporanei che vedono il cristianesimo solo come religione dei doveri e dell’impegno? Le forme che diamo alla fede sono quelle della cultura, ed oggi, nella nostra cultura, il dovere è soppiantato dalla libertà, l’impegno generoso dall’esigenza di una maggior cura di noi stessi e della natura. E’ questa nostra cultura che dobbiamo amare ed
umanizzare facendovi abitare il Vangelo. Il cristianesimo del futuro è il cristianesimo della grazia a cui siamo chiamati, prima di tutto noi, a convertirci come continuamente ci richiama Papa Francesco: tutti i suoi documenti hanno in comune una parola: gioia. Non si tratta di una gioia psicologica ma cristocentrica che si fonda sullo sperimentare nella propria vita un amore assolutamente gratuito, un incontro con una presenza che custodisce la nostra vita, anche se non ce ne eravamo accorti. Qualcuno ci ha desiderati, amati, generati. Questo cristianesimo non rottama nulla di ciò che abbiamo ricevuto e lo trasfigura perchè all’origine c’è il dono della vita da poter affrontare con speranza, perchè non saremo mai identificati con i nostri errori e Qualcuno farà sempre fiorire la nostra vita: questa sarà una nuova esperienza comunitaria di fede che potremo comunicare agli altri solo vivendola noi stessi. Questa è la nuova forma di annuncio del Vangelo che potrà interessare i genitori che chiedono il Battesimo perchè li spiazzerà. Questo è quello che cerca di dire Papa Francesco con il codice “gioia”, perfetta letizia anche nei passaggi complicati della vita. E’ un cristianesimo basato sulla riscoperta della riconoscenza piuttosto che sulla paura o sui meriti. E’ un cristianesimo che moltiplica la generosità e la responsabilità perchè chi ha scoperto di essere amato è spinto a non sciupare un dono così prezioso ed è in grado di fare della propria vita un dono per gli altri. Cosa siamo chiamati ad annunciare ai genitori che chiedono il Battesimo? La risposta ce la fornisce Papa Francesco (EG164): Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti ed ora è vivo al tuo fianco per illuminarti, rafforzarti e liberarti. Questo è il seme che deve essere gettato: crescerà che io vegli o che io dorma e quindi liberiamoci da qualsiasi ansia… I grandi appuntamenti di Dio (nascita, malattia, morte…) sono occasioni della vita nelle quali far passare quell’annuncio (già ascoltato durante l’età dell’iniziazione cristiana o al percorso in preparazione al matrimonio) che ora prende carne, diventa vero e concreto nell’esperienza di maternità e paternità. Il pomeriggio del Convegno è stato dedicato all’ascolto e all’analisi di tre diverse esperienze: la costituzione di una équipe di pastorale battesimale (diocesi di Milano), la pastorale verso il battesimo (diocesi di Mantova) e un’esperienza di accompagnamento dopo il battesimo (diocesi di Cremona). Alla narrazione delle esperienze è seguito un breve lavoro personale attraverso una griglia di rilettura della pratica che ci invitava a osservare: chi sono i personaggi, come si implicano, cosa fanno. Siamo poi stati invitati a far emergere le dinamiche, le scelte di fondo e favorire una interpretazione della pratica: cosa è cambiato, quali novità riscontriamo, quali interrogativi, per poi rivisitare le pratiche e offrire un discernimento nelle nostre comunità. L’esperienza portata da un’operatrice pastorale di una piccola comunità alla periferia di Milano (formare l’equipe battesimale) ha lasciato emergere la necessità di collaborazione tra equipe, parroco e comunità, L’esperienza portata dall’equipe battesimale di una parrocchia della città di Mantova (la pastorale verso il battesimo) ha lasciato emergere la bellezza della collaborazione tra coppie che, ormai da anni, si occupano di accompagnare i genitori fino al giorno della cerimonia, in collaborazione con il sacerdote. La terza esperienza è stata portata da una parrocchia della città di Cremona (l’accompagnamento dopo il battesimo), dove si sperimenta la presenza delle nonne che si offrono per seguire le famiglie nel tempo post battesimale andando a visitarle presso la loro abitazione, concordando con loro l’orario della visita e la disponibilità! Si tratta di piccole visite: si inizia con un momento di preghiera e poi ci si ascolta, preparando schede semplici a partire dal Catechismo “Lasciate che i bambini vengano a me”.
A nome dell’Ufficio per la catechesi: Antonietta, Patrizia e Tiziana