UN PRIMO PASSO LOMBARDO VERSO I MINISTERI ISTITUITI

Lettori, accoliti e catechisti istituiti

Martedì 2 maggio, in occasione dell’ultimo incontro annuale dell’aggiornamento del clero, è stato presentato il documento Lettori, accoliti e catechisti istituiti. Orientamenti per le Diocesi lombarde. Si tratta di un testo di agile lettura destinato alle diocesi di Lombardia, ai pastori e alle comunità e costituisce un primo passo significativo in vista dell’istituzione dei lettori, accoliti e catechisti.

Un documento che ha avuto una gestazione di circa nove mesi a cura della Consulta Regionale per la Catechesi e per la Liturgia, che si sono messe a disposizione di una precisa richiesta dei Vescovi di proporre orientamenti comuni per la nostra Chiesa di Lombardia.

Il testo, approvato definitivamente lo scorso nove aprile, presenta una struttura semplice e quadripartita, tante sono le parti in cui è suddiviso. La Presentazione è a firma dei nostri vescovi, i quali offrono alcune premesse agli orientamenti di natura pastorale. Anzitutto, essi ci ricordano come il Battesimo sia all’origine di qualunque vocazione e ministero ecclesiale, liberando immediatamente dalla tentazione di leggere la ministerialità nell’ordine di una semplice funzionalità, bensì ricollocandola nella corretta consapevolezza da parte della Chiesa di doversi sempre meglio conformarsi a Cristo. Proprio la Chiesa ha il compito di riconoscere e discernere la pluralità dei doni, dei carismi e dei ministeri che lo Spirito Santo continua a suscitare nelle nostre comunità per il loro stesso bene. Per questo motivo, i nostri Vescovi affermano che la ministerialità è un’esigenza propria della vocazione missionaria di ogni credente poiché fa emergere la necessità di prendersi cura della fede di fratelli e sorelle. Dopo aver delineato velocemente alcuni tratti della situazione attuale delle nostre comunità (calo delle vocazioni al ministero ordinato, livellamento del senso di appartenenza comunitaria di tanti cristiani, aumento del carico di lavoro dei parroci, il difficile decollo di una rinnovata azione pastorale missionaria), la Presentazione rilancia tre convinzioni essenziali a proposito dei ministeri istituiti: essi sono una grazia (in quanto suscitati dallo Spirito Santo per edificare il corpo mistico di Cristo); esigono consapevolezza in chi li assume (da qui l’importanza di un iter formativo abilitante non solo all’esercizio di un ministero ma che sostenga la dimensione identitaria di tali ministerialità); sono conferiti per una missione (a partire da una reale esigenza della comunità cristiana).

La prima parte del documento mette a tema l’identità dei ministeri istituiti (nella declinazione al maschile e al femminile), a partire da lettore, il quale ha il compito di proclamare le letture, in assenza di un salmista proclamare o cantare i versetti del salmo responsoriale, suggerire le intenzioni della preghiera dei fedeli, animare momenti di preghiera e meditazione sui testi biblici, avere un ruolo nelle diverse forme di celebrazione della Parola e della Liturgia delle ore, mantenendo un legame tra le comunità parrocchiali e la diocesi in riferimento alle proposte di pastorale liturgica e biblica. L’accolito viene istituito anzitutto per curare il servizio all’altare, avendo a cuore il buon svolgimento della liturgia eucaristica, guida l’adorazione eucaristica e porta la comunione agli infermi e agli anziani, coordinando il servizio svolto dai ministri straordinari della Comunione. Le azioni dell’accolito non si limitano, come quelle del lettore, alla mensa eucaristica, ma raggiungono anche l’altare dei poveri posto in tutte le case dove è presente la sofferenza. In tale prospettiva, l’accolito è chiamato a rendere visibile il legame profondo fra il sacramento offerto sull’altare e la carità. Il catechista è declinato nelle tre differenti possibilità, come già la Nota CEI dello scorso giugno  affermava: è coordinatore dei catechisti dell’iniziazione cristiana, collaboratore dell’annuncio agli adulti e referente di piccole comunità e guida delle celebrazioni liturgiche in assenza di presbitero. Le prime due declinazioni sono certamente le più immediate in quanto appartengono, almeno in parte, alla fisionomia del catechista che, in alcuni casi, già svolge un compito di coordinamento e di accompagnamento degli adulti che chiedono il Battesimo. Naturalmente, catechisti istituiti dovranno maturare nel tempo anche competenze di tipo formativo ed essere formalmente riconosciuti, davanti alla comunità, per poter essere vero segno di comunione e motivatori per gli altri evangelizzatori. Alcune figure di questo tipo sono già presenti anche nelle nostre comunità: a partire dall’esistente sarà importante avviare processi di riconoscimento e di sostegno formativo. La terza figura del catechista, inteso come referente di comunità, ha certamente bisogno di ulteriore riflessione, in quanto è la prima volta che un documento della Cei e, di conseguenza, un documento locale la propone. Inserire questa terza declinazione offre l’occasione alle nostre chiese di pensare ai referenti delle piccole comunità come evangelizzatori di una Chiesa che intende offrire il vangelo più che come supplenti di un parroco che non potrà più stabilmente risiedere.

La seconda parte del documento offre invece criteri per il discernimento personale e comunitario dei candidati: tra di essi meritano di essere citati la testimonianza di vita, la disponibilità ad intraprendere un cammino formativo adeguato e a mettersi a servizio gratuitamente delle esigenze comunitarie. Oltre ai criteri, vengono delineate le cinque fasi del discernimento: l’inizio del cammino, la formazione del candidato, la formazione della comunità, la rilettura dell’esperienza formativa e la domanda di ammissione, l’ammissione all’istituzione.

La terza parte si sofferma sulla proposta di un percorso formativo pluridimensionale, che allontana l’idea di chiedere ai candidati di vivere una formazione “da bigino teologico”, cioè in forma ridotta rispetto al percorso seminaristico dei candidati al ministero ordinato. I nostri vescovi parlano, infatti, di una formazione che tenga in debita considerazione non soltanto le competenze relative al sapere e al saper fare, ma anche alla leadership e alla motivazione («facilitare decisioni e processi»). In tal senso, si prospetta una formazione comune ai tre ministeri più di natura teologica e una specifica che sia finalizzata all’esercizio del ministero della durata di circa due anni, dalla fase iniziale di discernimento a quella dell’istituzione, immaginando anche un tempo di formazione permanente. L’Appendice al termine del testo esemplifica un possibile modello formativo.

La quarta ed ultima parte riguarda invece il rito di istituzione e il rinnovo del mandato, con particolare riferimento alla forma del rito e l’indicazione di alcune possibilità per il rinnovo del mandato a livello di singola comunità (il rito di istituzione, a motivo della stabilità tipica dei ministeri istituiti, non può essere ripetuto, mentre il mandato verrà conferito per un periodo di cinque anni, eventualmente rinnovabili).

Certamente tutto ciò può rappresentare una buona opportunità in quanto al laicato può essere data una formazione adatta che gli permetta di partecipare in modo più profondo alla missione evangelizzatrice della Chiesa, vivendo una fede adulta. La ricerca di percorsi di discernimento e formativi come quelli sopra descritti richiedono un esercizio di risorse ed energie non indifferente, ma solo così la forma ecclesiale potrà rinnovarsi, soltanto se tali ministerialità, insieme ad altre, verranno svolte in modo adeguato, a servizio di tutto il Popolo di Dio.

Chi fosse interessato a prenotare copie del documento lo può richiedere a: ufficiocatechesi@diocesidicomo.it.

Don Francesco Vanotti

Ufficio diocesano per la Catechesi

In allegato la presentazione e il pdf del documento in oggetto.