Proposta per il prossimo anno pastorale

Riscoprire la “lieta notizia”

Le proposte avanzate dall’Ufficio per la catechesi si muovono all’interno di una precisa prospettiva: cogliere l’orizzonte culturale nel quale ci si trova a vivere, riscoprire le radici della propria identità, alla luce della centralità del popolo di Dio, mantenendo viva una attenzione che è di contenuto e di metodo allo stesso tempo.

La logica delle proposte

Le proposte intendono misurarsi innanzitutto con il contesto culturale all’interno del quale vivono le diverse comunità cristiane. In questo orizzonte ci sembrano  significative alcune sottolineature. La prima: siamo tutti eredi di una lunga stagione ecclesiale generata dal Vaticano II, dalla sua profezia e dalle sue prospettive  che interpellavano il vissuto cristiano; era un chiaro invito a rivedere molti modi di pensare radicati in un passato che, per molti, sembrava andare da sé, senza problemi poiché tutto appariva chiaro: si sapeva chi doveva parlare, si sapeva il che cosa e il come praticare. La seconda: il Concilio invita i credenti non solo ad approfondire il contenuti della fede ma anche da assumere una nuova logica nella proposte, nuovi linguaggi capaci di interpellare  i contemporanei. Mai come nel dopo-Concilio si è parlato tanto del popolo di Dio; eppure proprio il polo di Dio sembra non essere stato coinvolto in m odo adeguato dal rinnovamento conciliare. Qualcosa non ha funzionato nel processo di trasmissione- proposta dei contenuti del rinnovamento conciliare. Due sottolineature appaiono necessarie. La prima: il contesto nel quale le comunità cristiane e i singoli credenti vengono a trovarsi è sotto il segno della novità e dell’inedito: “Noi lavoriamo ancora – ho l’impressione- col fantasma delle ideologie, il fantasma della scienza… Le ideologie, la politica, la vera scienza hanno compreso il loro limite intrinseco… e noi continuiamo a lavorare con i miti della scienza del secolo scorso, della politica che risolve tutto, delle ideologie che prospettano orizzonti all’unanimità. Quello che alberga nel cuore delle persone più avvedute è il profondo senso del limite, fino allo sconforto. Il non avvedercene ci fa correre il rischio di buttare in faccia questo limite in una sorta di apologetica di se stessi; un collocarsi  più sul versante della denuncia che su quello dell’interpellazione. E se in nome del cristianesimo  vogliamo denunciare il limite delle ideologie, della politica e della scienza, abbiamo il coraggio di dichiarare anche il limite del cristianesimo storico. Non c’è qualcuno che nel momento attuale possa ‘chiamarsi fuori’ rispetto al bisogno di salvezza: la manipolazione, i conflitti, le ingiustizie passano anche dentro il cristianesimo storico” (G. Canobbio). La seconda: i cristiani sono eredi, custodi e creativi annunciatori di una “lieta notizia”, di un annuncio gioioso capace di coinvolgere l’uomo concreto in qualsiasi situazione. Come mai tanti sono più propensi alla denuncia delle realtà negative che alla proposta della novità evangelica? Cominciare o ricominciare  a credere significa, innanzitutto, far sì che la Parola possa essere interrogata all’interno della cultura in cui si vive; non può ridirsi ad applicare una Parola già confezionata a un contesto culturale che si ritiene scontato.

Un metodo

In questa prospettiva è più che mai urgente riscoprire lo stile e il metodo del “punto interrogativo”: «Il punto esclamativo è sterile, blocca; mentre il punto interrogativo è fecondo, crea. Sorge però un’apparente contraddizione: la testimonianza chiede il punto esclamativo perché la fede si può solo esclamare, mentre la mediazione culturale chiede il punto interrogativo. Il problema è di evitare l’unilaterialità tra le esclamazioni e gli interrogativi, ma anche di vivere l’impasto giusto: quello per cui gli interrogativi nascono entro le esclamazioni. Se si può solo esclamare la fede, questa esclamazione deve anche interrogare: “Gesù è il Signore! Ma perché, come, in che senso? Questa forma non sminuisce l’affermazione e neanche la mette  in forse, ma permette di capirla meglio e di verificarla, per stabilire condizioni e senso, per poterla riaffermare, esclamandola in modo più illuminante e plausibile. Così, un annuncio capace di interpellare chiede di pensare il modo di essere detto” (T. Citrini). In questa prospettiva, le proposte toccheranno tre nuclei fondamentali: un’attenta analisi del contesto culturale in cui si vive per cogliere le domande e gli interrogativi che emergono; la riscoperta dell’irrinunciabile punto di riferimento dato dai testi biblici colti nei loro tratti essenziali e rigeneratori; la riscoperta della centralità del popolo di Dio quale destinatario della Parola e protagonista della proposta cristiana. Le semplici schede, che saranno preparate, svilupperanno la proposta avanzata in modo analitico e sintetico allo stesso tempo; inviteranno ciascuno ad essere protagonista di lettura della propria storia e delle possibilità di camminare con gli altri in un percorso di rinnovamento. Verrà preparata una versione delle schede dedicata a chi guida il percorso ed un’altra, più sintetica, destinata a quanti partecipano all’incontro. A partire dal mese di settembre, sempre sul nostro sito, saranno pubblicate le prime schede alla voce strumenti/itinerari con gli adulti.

Un Vangelo per vivere
Formazione biblica per i catechisti sul Vangelo di Luca

La proposta è rivolta ai catechisti e a quanti intendono attuare un percorso di motivato accostamento al mondo biblico. Si privilegiano testi biblici analizzati e colti nel loro provocare la vita d’oggi: dal testo biblico – dunque – ad oggi. In tale prospettiva verrà avanzata una lettura metodologicamente motivata di alcune pagine del Vangelo di Luca. La prospettiva nella quale si colloca è quella di “far vedere” come e perché  vanno letti i testi evangelici. Un discorso, innanzitutto, di metodo per non fare dire ai testi  quello che essi non intendono dire e, soprattutto, per non chiamarli in causa in discutibili  attualizzazioni tanto sul versante esistenziale quanto su quello catechistico. La proposta intende, nei limiti di spazio e di tempo, mostrare in che senso la Bibbia sia l’anima della catechesi e come essa risuoni quando viene ascoltata, letta, problematizzata in contesti differenti. Otto medaglioni biblici costituiranno il nucleo della semplice offerta che potrà essere utilizzata nei percorsi formativi parrocchiali rivolti ai catechisti, con la guida di un sacerdote oppure di un coordinatore. A partire dal mese di settembre sarà disponibile presso l’Ufficio per la catechesi (Arcangelo Bagni – don Francesco Vanotti)