Il Settore e la sua Equipe si presentano

Catechesi e persone disabili

Elisabetta Maschio è la responsabile del Settore Catechesi e Persone disabili dell’Ufficio diocesano per la Catechesi. Le abbiamo rivolto alcune domande per conoscere meglio questa realtà.

In che cosa consiste il Settore catechesi e persone disabili all’interno dell’Ufficio diocesano per la Catechesi?

Si è costituita in Diocesi un équipe di cinque persone che sia presenza visibile dell’attenzione maggiore che si vuole dare alle persone in disabilità, in particolare curando il loro cammino di iniziazione cristiana. L’équipe si propone di promuovere nelle parrocchie la sensibilità nei confronti di chi è in disabilità; di accompagnare i catechisti nell’acquisizione di competenze metodologiche specifiche; di progettare e realizzare incontri, anche con l’aiuto di esperti esterni; di indicare materiali che possano favorire un adeguato cammino di iniziazione cristiana. C’è una responsabile che sono io, Elisabetta, e altre quattro persone con cui collaboro: Laura, Piccola Apostola della Carità de La Nostra Famiglia di Bosisio, Antonio e don Vincenzo della Famiglia Guanelliana e infine, don Francesco, il direttore dell’Ufficio.

Perché è così importante avere un Settore, all’interno dell’Ufficio diocesano per la catechesi, che si occupi specificatamente delle persone in disabilità?

Nella vita sociale e in ambito scolastico è stata da tempo posta maggior attenzione alle persone in disabilità, è stato intrapreso un cammino che ha come obiettivo l’inclusione di queste persone, cioè la loro partecipazione a pieno diritto della vita sociale. Così vogliamo sia anche per quanto riguarda la comunità ecclesiale: ogni persona in disabilità deve essere partecipe della comunione ecclesiale nel grado più alto permesso dalla sua disabilità. Si vuole puntare a una promozione integrale della persona, tenendo quindi in considerazione anche la sua dimensione religiosa. Poiché la vita di fede avviene sempre attraverso una comunità di credenti, si vuole favorire la partecipazione piena delle persone in disabilità alla vita liturgica così come alla catechesi delle nostre comunità cristiane.

Oggi si parla sempre di più, soprattutto nel campo della disabilità, di integrazione e di inclusione. Ci spieghi brevemente che cosa possiamo intendere?

Includere, significa appartenere, far parte di, essere accolti. In quarant’anni siamo passati dall’inserimento, all’integrazione e, oggi, all’inclusione, che è un passo in più perché rappresenta la condizioni n cui tutti, nessuno escluso, vivono pari opportunità. Questa dimensione, oltre che metterci in rete creando alleanze educative, ci chiede di superare la logica della diversità per arrivare all’inclusione, che permetta a tutti, in quanto fratelli e sorelle, di far parte in modo attivo del cammino di fede, da protagonisti.

Quali sono le proposte, il progetto del Settore “catechesi e persone disabili”?

Questo primo anno siamo partiti dalla base, cercando dapprima di capire quale sia la realtà delle nostre comunità diocesane rispetto ai ragazzi in disabilità, quanti siano e quale cammino venga loro proposto. Su questo aspetto, verremo aiutati anche dal questionario che verrà distribuito ai vicariati della nostra diocesi. Si vuole porre l’accento non solo sull’importanza dell’accoglienza e dell’inclusione, che restano basilari, ma anche sulla necessità di utilizzare metodologie adeguate ed efficaci, che esprimano l’attenzione che una comunità ha nei confronti della disabilità. Pertanto, ci si propone di accompagnare e sostenere i catechisti sia consigliando e indicando metodi e materiali specifici, sia con proposte di formazione anche con l’aiuto di esperti esterni. Il Settore sta progettando alcune iniziative da proporre alla Diocesi e alle comunità interessate. Intanto, ricordo che l’Ufficio per la catechesi attraverso di me e l’intera équipe si rende disponibile per qualsiasi necessità e richiesta di aiuto da parte di sacerdoti e catechisti.

 

In allegato l’intervista così come pubblicata da Il Settimanale del 18 aprile 2019.